Torriana, provincia di Rimini
Castello di Montebello
E’ luglio, uno di quei pomeriggi estivi quando l’aria è talmente calda che sembra non possa mai finire l’estate. Mio padre, mia cugina ed io siamo da poco arrivati a Montebello di Torriana, un paese minuscolo, aggrappato alle colline a nord di Rimini già dal terzo secolo prima di Cristo (epoca pre-romana). Camminiamo a piedi sul ciottolato di sassi arrotondati della stretta strada romana su cui si affacciano alcune piccole abitazioni storiche. Difficile non rimanerne incantati, qui è tutto perfettamente conservato e il tempo sembra essersi fermato. Il paese è deserto, si sentono solo i rumori della natura e noi tre ci godiamo l’assoluto silenzio di un giorno caldo d’estate.
Castello di Montebello
Montebello è costruito su di una piccola collina dove, sulla sommità, siede da più di mille anni, un magnifico castello. Arroccato a 430 metri sopra il livello del mare, questa massiccia struttura si affaccia da un lato sul borgo antico mentre dall’altro, sulla suggestiva vallata della Valmarecchia. Si dice che i primi abitanti di questo territorio furono popolazioni celtiche, e che avessero, ai piedi della rupe, i loro luoghi di culto.
La storia del castello – Castello di Montebello
La costruzione di questo maniero è sicuramente precedente al primo documento scritto di cui si ha riscontro. Vi è infatti un atto notarile datato 1186 nel quale se ne rogita la vendita. La proprietà passa da Ugolinuccio di Maltalone al più famoso Giovanni Malatesta. Il tale Giovanni detto Gianciotto, per chi si chieda chi è costui, era un abile condottiero e politico italiano. ricordato per l’efferato omicidio dei due amanti Paolo e Francesca.
A quei tempi il Castello di Montebello era solo una piccola fortezza a pianta quadrata che, ben presto fu ampliata dai Malatesta per diventare un maestoso ed inespugnabile castello.
Torrioni, muri di cinta, armerie, camminamenti per la ronda furono tutti costruiti per difendersi dai confinanti Montefeltro, signori di Urbino, storici nemici della casata riminese dei Malatesta. La fortezza fu loro per ben 3 secoli fino a quando, nel 1393 i Montefeltro, con un audace colpo di mano, riuscirono ad espugnarla.
Nel 1438 i Malatesta riuscirono a riconquistarla, ma la potenza e la supremazia della famiglia riminese era ormai alla fine. Fu così che dopo l’ennesima sconfitta, nel 1464, il territorio divenne un feudo e il castello divenne dimora dei conti Guidi di Bagno. che lo ebbero come ricompensa per aver partecipato alla sconfitta di Sigismondo Malatesta.
Questa storica famiglia romagnola è tuttora proprietaria del maniero. All’epoca adibì una parte della struttura a casa nobiliare e successivamente, dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ne ricostruì alcune parti. “Del periodo medievale permangono il massiccio mastio, le prigioni feudali, i passaggi segreti, i trabocchetti difensivi, la solida cassaforte in rovere che gli invasori francesi tentarono vanamente di portare via alla fine del XVIII secolo. L’armeria, collocata fuori del complesso, è una costruzione rettangolare assai modificata nel Settecento“.
Il castello oggi – Castello di Montebello
In diversi momenti del 1900 il Castello di Montebello ha subito importanti interventi di restauro. Dal 1989 è aperto al pubblico come museo e, per il suo alto valore storico, è un monumento del patrimonio nazionale italiano. Sono infatti conservati all’interno arredi di un pregio indiscutibile come la collezione dei forzieri e delle cassapanche nuziali. Oltre ai gioielli, specchi e ritratti di epoche storiche lontanissime.
Ma tornando a quel giorno d’estate, dopo aver camminato sul sentiero in salita che porta all’ingresso del castello, arriviamo ad un atrio all’aperto talmente ben custodito e curato da sembrare l’ingresso di una casa. Davanti un recinto dove all’interno i pavoni iniziano a gracchiare, un verso fastidioso di richiamo, a dispetto della loro innegabile bellezza.
Come animali da guardia annunciano il nostro arrivo dandoci il regalo di vedere la loro magnifica ruota. E’ così che incontriamo il custode a cui chiediamo la possibilità di visitare la residenza. Erano anni in cui, ancora, non c’erano gli orari precisi di visita. Chiamata la guida, una ragazza gentilissima e molto preparata, iniziamo noi tre soli, il nostro tour privato. Siamo stati fortunati a vedere la dimora nella sua intimità, senza turisti e poter camminare tra quelle mura antiche e tra i tesori in essa contenuti.
Entriamo da una porta laterale, proprio come se fossimo arrivati nella casa di un parente. La frescura dell’interno mi da subito una sensazione piacevole, mi sento a casa.
La guida ci mostra il maniero, ci descrive minuziosamente ogni mobile, ogni dipinto e risponde alle mille domande che le facciamo. Siamo una famiglia di “artisti”, l’arte, l’architettura, l’arredamento, la storia e le storie ci ispirano interesse e curiosità. Ascoltiamo tutti i racconti di guerre, di lotte tra casati, che hanno portato le vicende di questo luogo al giorno d’oggi. La guida ci mostra i forzieri, un tavolo ottocentesco “a pipistrello”, le cassettiere, la cassaforte nascosta, i bauli dei corredi nuziali di Beatrice Malatesta e Teodora Gonzaga.
Ci mostra l’albero genealogico dipinto dei Conti Guidi di Bagno e ci racconta aneddoti sulla vita del castello e la sua storia. Poi ci porta in altra ala, molto diversa dal resto visto fino a quel momento. Il luogo è stretto, con il soffitto basso e una luce soffusa che arriva dalle poche e piccole finestre. Il soffitto è a volta bassa, le aperture sulle altre stanze sono ad arco. E’ un luogo angusto dove si affaccia una piccola scala che scende ripida.
Qui non c’è sfarzo, solo un piccolo quadro dai toni azzurri che ritrae il volto di una bambina. Riconosco subito lo stile dell’artista: Novella Parigini. Siamo nella nevaia e avvolti da un atmosfera cupa, ci viene raccontata la storia del fantasma più famoso d’Italia: la piccola Guendalina soprannominata Azzurrina.
Una storia lontana nel tempo – Castello di Montebello
Ci sono due versioni della storia della piccola Guendalina (o più probabilmente Adelina) nata intorno al 1370 tra le mura del castello di Montebello. Il racconto che potete sentire direttamente dalla guida è una favola di un’epoca lontanissima di cui abbiamo poche e confuse tracce. Figlia del feudatario dei Malatesta, tale Ugolinuccio o, più probabilmente, Uguccione (si è un mio avo), la bambina nacque albina, con occhi azzurri e capelli biondissimi. Il 1300 è noto a tutti essere un’epoca di streghe ed inquisizione, quindi la piccola fu nascosta al popolo che non avrebbe capito la diversità dei suoi tratti. Per cercare di renderla simile a tutti gli altri, fin da neonata, le furono tinti i capelli che non assorbendo la tintura naturale dell’epoca, divennero di una sfumatura azzurra.
Da qui il suo soprannome. La bimba era amata dai genitori e crebbe vivace e felice, con la tata, un frate e un cagnolino. Passarono gli anni ed arrivò quel fatidico 21 giugno 1375, data del solstizio d’estate.
La campagna intorno era buia e grigia, quel giorno un forte temporale estivo si era riversato su tutta la valle. Si parla di un padre amorevole e pacato, che teneva all’incolumità della sua bambina. Quel giorno Uguccione pare fosse impegnato in una battaglia con i Montefeltro e lasciò a due guardie il compito di sorvegliarla. Giocando con la palla di pezza la piccola arrivò vicino alla scala della ghiacciaia, dove veniva conservato il cibo. Un urlo, un tonfo e poi il silenzio. Le guardie si precipitarono a cercarla, ma di lei mai più si seppe nulla. Ne un corpo, ne una notizia. Nulla.
Questa è la versione “romanzata” che piace tantissimo ai turisti e ai profani. Ma per chi conosce la storia medioevale della mia zona, è più facile credere ai fatti che vi racconterò.
Ricordiamoci sempre che stiamo parlando del 1300, quindi di un’epoca lontanissima di cui abbiamo pochi scritti e dove ogni storia era tramandata solo oralmente. Ma il buon senso è d’obbligo quando si racconta la Storia, quindi andiamo ad analizzare i fatti, perchè per bella che sia la versione della guida non è verosimile.
La vera storia di Guendalina della Faggiola
Riporto qui un passo del libro di Leo Farinelli, ricercatore di Forlì che studiò a lungo la storiografia della vallata e le vicende personali dei personaggi.
“Il vero nome di Azzurrina era Guendalina Della Faggiola, figlia di Uguccione Della Faggiola e di Costanaza Malatesta, uniti in matrimonio per volere del Papa Urbano VI affinché terminassero di farsi guerra e ampliare così il potere della chiesa e dei casati. Uguccione era discendente del più famoso condottiero Uguccione Della Faggiola, capostipite del casato e mecenate di Dante Degli Aldighieri, al quale regalò l’idea di scrivere la Divina Commedia.
Il Casato, prima di chiamarsi Della Faggiola, nome preso dai territori (faggiolani) sotto il monte Carpegna ove il suo capostipite si era insediato, tale Raniero da Bertinoro, proveniente dallo stesso colle. Costanza Malatesta era diretta discenderete del forte casato radicato in Verucchio, di lei si racconta che fosse un’abile stratega e che amava donarsi a più amanti”.
“Guendelina nacque nell’anno 1375 nel mese dei doni (Dicembre) – racconta Farinelli – così, io e mia moglie, trovammo riportato sul grande registro che troneggiava sul tavolo dell’archivio del castello di Montebello. Le ricerche mi condussero ad appurare che il nome lo aveva proposto il musico di corte, l’irlandese Gael Duggan, vedendo il candore della piccola nata coi capelli appena biondi: nella lingua irlandese Guendelina significa “bambina con le ciglia bianche” . Il nome poi fu tramutato in Guendalina.
Gael era giunto al castello assieme a Hubert Jean Joseph, chiamato dalla Francia dallo stesso Papa Urbano VI a comandare il corpo di guardia del castello composto da armigeri francesi che lui stesso aveva voluto lo seguissero per il compito di difesa.”
e continua…
“Guendalina non era nata albina come vuole la leggenda riportata in un manoscritto ritrovato da un frate dimorato alla corte dei Guidi di Bagno già signori del castello fin dal 1464, ma bensì era bionda a dispetto dei suoi famigliari tutti di capelli scuri e carnagione mediterranea. Forse chi la descrisse albina lo fece per ingraziarsi le signorie di allora che adottarono quella menzogna molto volentieri. La bambina era bionda, con occhi azzurri e con intelligenza fuori del comune. Fin dalla tenera età aveva messo a disagio i due casati.
Infatti…
la sua caratteristica fisica aveva fatto dubitare che fosse una figlia impura, Uguccione per primo aveva posto il dubbio sul tavolo e nonostante la madre Costanza replicasse la sua innocenza e fedeltà, non volle riconoscere la piccola parte del suo sangue. Il capo delle guardie Hubert, dalle sembianze nordiche, era divenuto il simbolo biondo del tradimento carnale di Costanza”.
“Più passava il tempo e più la piccola mostrava la sua anomalia per quei tempi: era intelligente da stupire, sapeva della musica senza aver preso lezioni, canticchiava in francese, sapeva conciare ogni specie di pianta erbacea e ottenerne oli, profumi, medicinali. Erbe che poteva raccogliere nei prati attorno al castello quando vi veniva accompagnata dalla tata e dal cagnetto. Parlava spesso di Mosè stupendo gli uomini di chiesa e lo stesso Papa. Sapeva cucire le stoffe fin dalla tenera età, e dalle erbe sapeva anche ottenere tinte di varie tonalità.
Questo era Guendalina…
una fonte di stupore e paura per quanti la avvicinavano. La tata Gorianna al suo servizio, il frate Gregorio insegnante di più discipline, e un piccolo cagnetto erano l’unica compagnia permessa, e con questi aveva stabilito affetto e complicità nelle stanze che le erano state assegnate, e poteva vedere la luna e stelle solo dal loggiato attiguo la sua stanza”.
“All’età di 6/7 anni aveva iniziato a tingersi i capelli di un celeste verdognolo con la tinta bluastra derivata dal Guado, pianta ancora oggi usata per ottenere il blu che ancora oggi si usa per tingere i blue jeans. Gli stessi capelli su ordine di Uguccione le venivano tagliati dalla tata, corti e nascosti da un copricapo che sembrava un tegame senza manico. I genitori avevano accettato la novità azzurrognola, così avrebbe nascosto la sua “vergognosa differenza”, a ogni occhio estraneo al luogo. Vergognosa differenza che aveva generato una situazione disagevole che sarebbe dovuta essere risolta. Di Guendalina la leggenda racconta che fosse stata condannata al rogo perché albina e perciò secondo i canoni di allora, figlia del demonio.
Diversi studi testimoniano…
che a quei tempi non era uso considerare così l’albinismo, e allora non vi era inquisizione. Invece l’albinismo era visto come un danno fisico, una pazzia, un segno del Signore. Quella parte di leggenda fu falsamente scritta dal frate di allora per essere gradito a corte ove era mantenuto, e nascondere così il vero motivo della scomparsa di Guendalina”.
La vita di Azzurrina giunse però a poco più di 7 anni, quando Uguccione ebbe un figlio maschio da una concubina. I sotterfugi si erano in parte placati, ma mai scomparsi ed era arrivato il momento di metterli a tacere una volta per tutte. Nel dicembre del 1383 (ma potrebbe anche essere il giugno del 1375, ricordiamoci che stiamo parlando di più di 600 anni fa) la bambina scomparve misteriosamente dal castello: la storia non porta a fatti plausibili, ma si pensa che lo stesso Uguccione abbia assoldato un sicario per far sparire il frutto dell’adulterio di Costanza e seppellire il corpo nella campagne circostanti.
La leggenda – Castello di Montebello
E’ qui che inizia la leggenda, cioè che negli anni bisestili, nelle notti di solstizio d’estate, la piccola Guendalina fa sentire la sua presenza tra le mura del Castello di Montebello. Diverse troupe televisive e ricercatori del paranormale, ormai da decenni indagano sulle presenze di questo maniero e soprattutto sul fantasma della piccola. Nella notte tra il 21 e il 22 giugno del 1990, una troupe di Sereno Variabile si trova tra le mura ed è loro la registrazione che la guida ci fa ascoltare. Fragori di tuoni, uno scrosciare violento di pioggia, poi un suono. Da profani è difficile capire se è una voce o un lamento. Sta di fatto che, anche se quello era un assolato pomeriggio estivo, le nostre ossa si sono gelate ascoltando quel pianto. Da quella data, ogni anno bisestile, le ricerche si fanno sempre più serie ed interessanti.
Dopo lunghi discorsi, la guida ci riporta verso il piano terra e prima di uscire, ci fa vedere delle piccole impronte sul soffitto. Ci racconta che poco tempo prima il guardiano, mentre stava pulendo il salone, alzando lo sguardo, vede la piccola Guendalina a testa in giù con i piedi al soffitto. Immaginate lo spavento del pover uomo che chiama addirittura i carabinieri del vicino paese. Questi accorrono e non possono fare altro che constatare la verità dei fatti: le piccole impronte di piede ci sono. Ringraziamo la nostra fantastica guida che grazie a lei, passeremo una nottata dove sarà difficile dormire!
L’ultima notte di Azzurrina è stata il 21 giugno 2020, al castello di Montebello si aspettava l’apparizione del fantasma.
Secondo la leggenda, infatti, lo spirito della bambina torna nella rocca ogni lustro, negli anni bisestili, nella notte del solstizio d’estate. A riprova della presenza del fantasma, nel corso del tempo all’interno del castello sono state fatte delle registrazioni dove sembra sentirsi la voce di una bambina che gioca o che singhiozza. Quello di Azzurrina è uno dei racconti più conosciuti di tutta la Romagna ma, negli anni, alcuni ricercatori avrebbero individuato altre presenze nella rocca dei conti Guidi di Bagno, riuscendo anche a fotografarle. Su internet si trovano moltissimi articoli, video, trasmissioni televisive, un film, alcune registrazioni anche del Cicap, Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze di Padova.
Questo è uno dei castelli meglio conservati del nostro meraviglioso paese e la leggenda che vi aleggia è tra le più suggestive e raccontate d’Europa. Quel pomeriggio d’estate, per noi tre è stata una sorpresa sapere che lei, la piccola Guendalina, è probabilmente una nostra antenata, dato che anche la nostra famiglia discende da Uguccione della Faggiola. Ecco perchè tengo particolarmente a questo castello e a questa vicenda che ancora oggi mi anima di inspiegabile tenerezza, senza nessun timore di fantasmi, spiriti, riti magici e satanici che pare abbiano sancito la storia del maniero.
Consiglio a tutti di fare un tour diurno o notturno, per i più coraggiosi, al maniero di Montebello, perchè sarà sicuramente un’esperienza che non dimenticherete mai.
Parola di LARA 🙂
Articolo di Lara Uguccioni