Il ciambellone romagnolo

E’ arrivato l’autunno con i suoi magnifici colori, con il profumo delle castagne arrostite nel camino e la coperta di lana che mi aspetta sul divano. Qui in Romagna in questi giorni il cielo è di un grigio chiaro, una pioggerellina bagna la sabbia ad intervalli irregolari nel corso della giornata e io ho finalmente deciso di accendere nuovamente il forno. Quest’anno il caldo non voleva lasciarci, ci ha tenuto compagnia fino a pochi giorni fa quando era necessario indossare le maniche corte, perchè il sole scottava ancora.

Ma mai dire mai e quando meno me lo aspettavo, ecco l’autunno che ha deciso di comparire in tutto il suo splendore. Ora le foglie cadono copiose dagli alberi, nell’aria c’è odore di mare in burrasca, io ho indossato finalmente la maglia pesante e mi sono rimessa ai fornelli. Cosa cucinare se non il Re dei dolci romagnoli, quello che si mangia ad ogni ora, che si gusta con il caffè e con il tè, ma che sicuramente illumina la giornata “pucciato” in un bicchiere di vino?! Sto parlando ovviamente di Sua Maestà il Ciambellone, il Re indiscusso dei dolci romagnoli.

Il ciambellone è rustico, molto semplice legato alle terre di Romagna. Si cucina in ogni famiglia e si gusta in tutte le trattorie da Ravenna a Cattolica, ma lo si trova anche a San Marino, che è geograficamente e sentimentalmente parte della nostra terra.

Breve storia della Romagna

La Romagna è una regione storica a cui appartengono le tre province di Ravenna, Forlì/Cesena e Rimini. Se si cerca su internet, si scopre che nella Romagna viene inclusa parte della provincia di Bologna, quindi Imola e zone limitrofe e della provincia di Pesaro-Urbino cioè uno spicchio del Montefeltro, Gabicce Mare, Gradara e una fetta del Comune di Pesaro. Generalmente si considerano facenti parti del territorio romagnolo anche il Comune di Badia Tedalda e una frazione del Comune di Sestino in Provincia di Arezzo. Inoltre Firenzuola, Palazzuolo sul Senio e Marradi nella Provincia di Firenze, tutti territori facenti parte del versante Adriatico.

E’ comunque certo che la storia della Romagna inizia nella preistoria per continuare nell’epoca pre-romana. Infatti migliaia di reperti risalenti a circa un milione di anni fa, considerati di grande importanza per la storia d’Europa, sono stati rinvenuti nella vicina Ca’ Belvedere considerata il sito preistorico più antico d’Europa. Tali ritrovamenti ora sono custoditi a Cesena e Monte Poggiolo, presso Forlì.

I primi abitanti di cui si ha notizia, furono gli Etruschi, ma intorno al 350 a.c. il territorio romagnolo fu conquistato dai mitici Celti che dettero la prima impronta alle tradizioni di Romagna. Si sa che i Celti arrivarono dal nord e si stanziarono inizialmente nella Gallia Cisalpina, per intenderci quella parte di territorio che dalle Alpi scende fino alla pianura padana. Arrivarono fino all’Appennino e quindi giù verso Senigallia. Diverse tribù celtiche si stanziarono anche sul mare e qui a Cattolica era presente la tribù dei Senoni.

 

 

 

Storia di una ciambella senza il buco

Parlando di cucina tipica romagnola, la Piada dei Morti, dolce tradizionale di Cattolica, ha proprio origine dal popolo celtico. Queste tribù erano solite festeggiare i diversi dèi che veneravano ed una delle feste pagane per eccellenza era Samhain, il loro capodanno. Era proprio in tale occasione che, per propiziare dèi e morti si cucinavano cibi ricchi con frutti di stagione. Ecco che da allora è arrivata fino ai giorni nostri la Piada dei Morti o Piada d’autunno, ricca di noci, pinoli, mandorle e uva passa tipica di questa stagione di mezzo. Ma come vi dicevo, il Re della tavola romagnola rimane il Ciambellone, che sicuramente ha anch’esso origini antiche dato che la ricetta è sempre stata tramandata oralmente e varia di casa in casa.

Si distingue sicuramente dalle altre ciambelle per non avere un foro centrale, ma dalla forma di un panetto o filoncino. Le ‘zdore romagnole preparano l’impasto della ciambella con farinazuccherouova freschestruttolatte e lievito. Un tempo neanche troppo lontano, lo stendevano sulle teglie e dopo essersi prenotate, lo portavano a cuocere al forno del paese, quando gli elettrodomestici in casa era ancora privilegio di pochi. Ancora oggi le quantità degli ingredienti varia, un pò per comodità, un pò per ridurre i grassi, in molti hanno sostituito lo strutto con il burro. C’è chi prepara un impasto compatto, quasi senza alveoli e chi più cremoso e di conseguenza soffice. C’è chi la cosparge di granella di zucchero e chi con lo zucchero semolato.

Un tempo il ciambellone, dopo essersi cotto nel forno, veniva portato a casa, disposto su un tagliere di legno e coperto da un canovaccio per essere mangiato nell’arco della settimana. E’ infatti un dolce che rimane buono per molto tempo, addirittura i “vecchi” dicono che è più gustoso quando diventa secco.

Il ciambellone romagnolo

Questo in foto è il ciambellone di mia cognata Daniela, ricoperto di zucchero semolato che lo rende croccante, mentre al suo interno è di pasta compatta morbida e asciutta.

Personalmente adoro la versione con lo zucchero semolato e mangio sempre volentieri quello preparato da mia cognata Daniela, esperta di dolci “fatti in casa”. Il suo è un impasto piuttosto consistente e il dolce da cotto risulta adatto ad essere inzuppato nel vino. E’ un mangiare della festa, sempre presente la domenica quando si gusta dopo pranzo con un bicchiere di Albana oppure di vino novello o di passito. Può essere servito all’ora del caffè, mangiato a merenda o a colazione, insomma ogni momento è quello giusto per assaggiare una fetta di ciambellone!

Mangiari di Romagna..

In Mangiari di Romagna, vecchio libro di cucina di mio babbo che conservo come una reliquia, datato 1960 (la mia edizione è del ’75), la ricetta viene così espressa: ”  Mezzo chilo di farina. 180 grammi di zucchero, 90 grammi di burro, due uova, odore di buccia di limone o anche di cedro candito in pezzettini, oppure di anici. Il tutto per una dose di 15 grammi di cremore di tartaro e 5 di bicarbonato di soda. Fare una buca nella farina per mettervi il burro sciolto, le uova e lo zucchero. Intridere la farina con tali ingredienti e col latte che occorre, per formare una pasta consistente. Le polveri e gli odori si aggiungono in ultimo, Fare qualche incisione sulla superficie dorandola col rosso d’uovo, cuocendola al forno, dopo aver unto la teglia col lardo”.

E’ interessante come in un libro che parla di “mangiare perduto”, di folklore e storia romagnola, la ricetta antica ha come base il burro e non il lardo. E’ comunque vero, come cita il retro copertina, che “le ricette sono rigorosamente reali documentate da appassionate testimonianze di cuochi di razza, o da antiche tradizioni tramandatesi da azdora ad azdora.” Questo fa capire come la ricetta varia di casa in casa ed incredibilmente non è mai la stessa.

& co.

Nel libro La Rustida Bianca di Umberto Ricci, che ho avuto il piacere di conoscere quest’estate, al burro viene preferito il lardo, ingrediente antico e molto usato nella nostra zona. La sua è la ricetta tipica cattolichina, sicuramente parte della sua famiglia che agli ingredienti di base aggiunge “20 gr di uvetta sultanina, preventivamente marinata in un bicchiere di vino passito, quindi ci verso un pò alla volta 150 ml di latte intero, impasto il tutto e ottengo un composto morbido che distribuisco sulla diagonale di un foglio di carta paglia nella teglia.”

Conclusione

Oggi sua Maestà il Ciambellone, rimane il dolce della festa, lo si trova in ogni sagra di paese, in ogni party in riva al mare e le osterie lo portano sempre a fine pasto accompagnato da un buon grappino. Quando negli alberghi della Riviera si fa “la serata Romagnola”, il ciambellone è sempre presente come dolce tipico, servito con un nostro vino dei colli limitrofi. E’ un dolce rustico, semplice, antico, ma che ancora non è andato fuori moda e credo che non succederà mai, almeno dalle nostre parti dove la tradizione contadina è sacra e si fa a gara per conservarla nella memoria.
Qui trovate la ricetta del blog Noce Moscata dove Antonella segue la preparazione della nonna di suo marito, Lisetta, romagnola doc.
Buon appetito! 🙂

Articolo di Lara Uguccioni

 

 

 

 

Articolo di #lapiedasisardùn by www.laraimmobiliare.it in collaborazione con la rubrica #vediamociincucina  consultabile sul blog di viaggi www.lavaligiagialla.it

 

 

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